mercoledì 3 luglio 2013

IC Buonocore-Fienga in onda con TG PON PRIMO BANCO

Una fucina di piccoli talenti. Un Corso PON dal bilancio ampiamente positivo. Il corso di giornalismo ha introdotto ventisei ragazzi, tredici delle classi quinte di Scuola Primaria e tredici di scuola Secondaria di 1° grado, nell’affascinante mondo della comunicazione. Gli alunni sono stati alle prese con telecamere, microfoni e block notes. Come in un gioco, gli studenti si sono trasformati in aspiranti giornalisti tuffandosi nel complesso meccanismo della notizia. Poi, impadronitisi della tecnica, si sono divertiti a cercare notizie e a raccontarle. Hanno inoltre realizzato una serie d’interviste a professionisti, sportivi e docenti che sono confluite non solo nel giornalino web “Ragazzi on line” ma soprattutto nella realizzazione del “TG PON Primo Banco” dell'Istituto Buonocore-Fienga. Guidati dalla docente tutor  Giovanna Iaccarino e dall’esperto prof. Pierluigi Fiorenza, i ragazzi, divisi in piccoli gruppi, hanno scelto i servizi da realizzare, hanno scritto i testi dei lanci da studio per ciascuna notizia, i commenti ai filmati e le notizie flash.

La cineoperatrice della Redazione, Anna Elena Somma, ha effettuato le riprese delle interviste con costante precisione. E poi il momento più atteso da ciascuno dei protagonisti: registrare il tg nello studio di una emittente televisiva: Metropolis TV. Comprensibilmente emozionati ma non condizionati dalle telecamere, i piccoli redattori sono diventati speaker televisivi. I commenti lasciati dai ragazzi sono inequivocabili. Ciro Parlato “E’ stata un’esperienza magnifica, ho registrato un telegiornale e penso che occasioni come questa capitino una sola volta nella vita!”; Giuseppe Starace: “Non immaginavo in alcun modo che questo mondo potesse entrare in me e prendere tutto me stesso, rendendomi ogni giorno più affascinato da ciò che apprendevo da chi ci guidava. Spero di rivivere esperienze magnifiche come questa”; Mayra De Simone: “E’ stato emozionante essere nello studio di registrazione, ma ancora più fantastico è stato vedere i nostri compagni apparire sul piccolo schermo”; Laura Montefusco: “Sono molto soddisfatta, io sono stata una dei quattro lettori del TG ed ero molto preoccupata di sbagliare, ma ce l’ho fatta ed è stato bellissimo.”; Francesca Testa: “E’ stato fantastico vedere il frutto di mesi di lavoro finalmente completato e proiettato sullo schermo!”. Il 31 maggio scorso il TG è andato “in onda” nell’Aula Magna della Scuola Media Fienga alla presenza del Dirigente Scolastico, prof. Raffaele Russo, dei genitori dei Redattori, dei docenti e dei compagni di scuola. Gli applausi e i consensi ricevuti al termine della proiezione sono stati il meritato compenso per tanto lavoro. 
Il TG è visibile sul sito del giornale web http://www.buonocorefienganews.blogspot.it/ oppure su YouTube all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=pXcBOwnXl5c
La Redazione al completo è formata per la Scuola Primaria da: Rosanna Balzano, Rosanna Cuomo, Giorgia Pia De Gennaro, Ludovica De Martino, Flavia Ferraro, Camilla Migliuolo, Laura Montefusco, Pier Silvio Radice, Anna Chiara Sansone, Giulio Scarpati, Valentina Soldatini, Anna Elena Somma, Chiara Spartano; per la Scuola Secondaria di 1° grado: Angela Castellano, Lorenzo Castellano, Vincenzo Castellano, Lucio Cocorullo, Chiara Rita De Gennaro, Mayra De Simone, Antonino Ercolano, Carmela Rita Esposito, Gaetano Gargiulo, Ciro Parlato, Anna Scarpati, Giuseppe Starace e Francesca Pia Testa.
                                                                
                                                                              Pierluigi Fiorenza e Giovanna Iaccarino

Il nostro mare: una risorsa da tutelare.

Il mare è  una delle grandi risorse di Meta sia per i turisti che per i suoi cittadini. Attualmente non gode di buona salute, afflitto  come è da problemi di inquinamento. Con l’ avvicinarsi della stagione balneare si ripresentano i soliti problemi: acqua non sempre pulita, striature biancastre che galleggiano  durante le mareggiate... 
Sarebbe auspicabile avere un depuratore funzionante sia per la tutela delle nostre acque che per la salvaguardia della flora e fauna ittica. La cittadinanza, e non solo, attende speranzosa.

Facebook: istruzioni per l'uso.


Facebook, la nuova passione dei giovani e meno giovani.
Ogni giorno, in tutto il mondo, si registrano migliaia di iscrizioni al sito di questo Social Network che affascina i suoi iscritti con la sua vetrina di annunci, foto, chat e tanto altro. Ma bisogna fare attenzione: i rischi sono tanti, soprattutto per i minorenni.

Insomma divertiamoci, ma in modo intelligente!

Pier Silvio Radice, Anna Chiara Sansone, Giulio Scarpati

domenica 2 giugno 2013

lunedì 25 marzo 2013

Pasqua… e la simbologia nei dolci


Gustosa e luminosa, la Pasqua con i suoi colori strappa un sorriso a ogni bambino. Per questa festa vengono preparati molti dolci, alcuni tipici della nostra zona:  la pastiera, il casatiello, la colomba e, per finire, l’amato uovo di cioccolato.    


                  
IL CASATIELLO  si prepara  per tradizione  il Venerdì  Santo   per ricordare la morte di Gesù; sull’impasto vengono poggiate due o tre uova intere su cui sono disegnate  delle croci.







LA PASTIERA ha ingredienti che hanno un significato importante: le uova, simbolo dell’eternità; il grano, simbolo di nuova vita; i fiori d’arancio, simbolo della primavera.






Un altro dolce tipico è la COLOMBA, un panettone chiamato così per la sua forma. Simbolo di pace, la colomba si caratterizza per la crosta croccante con le mandorle intere e la pasta morbida all’interno.




E infine il preferito da tutti i bambini:  l’UOVO di cioccolato che simboleggia il dono. Questo viene regalato dai genitori ai propri figli ed è simbolo di rinascita. 



  
Anna Elena Somma, Camilla Migliuolo, Rosanna Cuomo, Rosanna Balzano, Giulio Scarpati

mercoledì 20 marzo 2013

" La via della croce": intervista a Daniele De Martino


Un appuntamento da non perdere durante la Settimana Santa. Una tradizione che va avanti da tredici anni.
“La via della Croce” ripercorre le tappe fondamentali della passione di Cristo.
La manifestazione che si svolgerà il prossimo 25 marzo, lungo le principali strade di Meta, è entrata nel cuore di tutti i cittadini della Penisola Sorrentina e dei tantissimi turisti che vengono a villeggiare qui.
Con Daniele De Martino, uno degli organizzatori de "La via della Croce", parliamo delle difficoltà logistiche e organizzative.
Come mai la vostra manifestazione si svolge ogni due anni?
“Essenzialmente per motivi organizzativi ed economici. Infatti non è semplice per una piccola associazione gestire una folla di personaggi, vestita rigorosamente in costumi d'epoca, e cucirne gli abiti”.
Quali sono i momenti salienti della manifestazione?
“Sono i quadri viventi delle scene della vita di Cristo: l’Orto degli Ulivi, il Cenacolo, il Sinedrio, il Pretorio, la Crocifissione, il Santo Sepolcro. Inoltre, quest'anno e per la seconda,  realizzeremo anche la Resurrezione di Gesù”.
Siete in  competizione con le altre processioni della Settimana Santa?
“No. La nostra è la riproposizione storica degli ultimi giorni di vita di Cristo. Inoltre diamo grande spazio ai simboli della tradizione cristiana”.
Quanti sono i partecipanti?
“Più di centosessanta”.
Ci sono animali?
“Abbiamo i cavalli montati dai soldati romani e i cani, cioè i mastini napoletani”.
Quanto tempo occorre per preparare una scena?
“Occorrono tanto tempo e passione. La scenografia più complicata è quella relativa al Pretorio. Comunque cominciamo a montare i palchi il giovedì, cioè alcuni giorni prima della nostra rappresentazione”.
Quali sono le finalità?
“Quella di far vivere gli ultimi momenti della vita di Cristo e di riflettere sul suo significato umano e religioso”, conclude Daniele De Martino.
 Ludovica De Martino, Chiara De Gennaro, Mayra De Simone e Giuseppe Starace

domenica 10 marzo 2013

Un illustre metese Eduardo de Martino, uomo di mare e pittore


Eduardo de Martino nacque a Meta nel 1838 e si dedicò allo studio dell'architettura navale e alla costruzione di scafi in miniatura, riprodotti con gran cura del particolare, il che gli consentì di provvedere personalmente alla realizzazione dei modelli di navi che intendeva dipingere.
Condusse vita varia e cosmopolita. Fu in America Latina, dove l'imperatore Don Pedro II di Bragança, estimatore dell'Italia, gli commissionò una serie di dipinti di grandi dimensioni, a memoria degli scontri navali durante la guerra del Paraguay. La produzione di quadri, tutti di ottima qualità, è notevole tanto da consentirvi di guadagnare premi e medaglie sia dalle accademie sia dallo stesso imperatore.
Partecipò all'Esposizione Generale di Belle Arti del 1870, venendo premiato per due opere. In seguito si trasferì a Londra, lasciando in Brasile non meno di 343 quadri.
Lì lavorò a servizio della regina Vittoria d’Inghilterra e acquistò molta fama, fino a diventare conosciuto in tutto il mondo. Mori il 21 maggio 1912.



                                                                                                   Lucio Cocorullo



venerdì 8 marzo 2013

8 marzo: Giornata internazionale della DONNA

8 marzo: FESTA DELLA DONNA.  Un giornata speciale per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, ma anche le discriminazioni e le violenze che, purtroppo, le riguardano ancora in alcune parti del mondo. 
Le origini risalirebbero al 1908, quando un gruppo di operaie dell’industria tessile Cotton di New York scioperarono per protestare contro le condizioni in cui lavoravano. Dopo alcuni giorni di conflitto con le maestranze, l’8 marzo il proprietario, per ritorsione, bloccò tutte le porte di uscita dello stabilimento. Quel giorno scoppiò un incendio che uccise 129 di loro. Successivamente questa data fu proposta da Rosa Luxemburg come giornata di lotta internazionale a favore delle donne.  Secondo alcuni si farebbe in realtà confusione con un’altra tragedia verificatasi a New York, quando il 25 marzo 1911 morirono 146 lavoratori (per la maggior parte giovani donne immigrate dall’Europa) durante l’incendio della fabbrica Triangle.
L’8 marzo è comunque una data davvero rivoluzionaria. In quel giorno del 1917, a San Pietroburgo, le donne marciarono lungo le strade per il «Pane per la Pace», chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestando per i propri diritti. Evento che in Russia diede origine alla Rivoluzione di Febbraio, alla successiva destituzione dello zar e all’attribuzione del diritto di voto alle donne stesse. 
Ma come mai la mimosa è diventata il simbolo di questa ricorrenza? Sembra che in Italia l’idea di eleggere il fiore a simbolo della ricorrenza sia da attribuire all’iniziativa risalente al 1946 delle femministe Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei le quali, venute a sapere che il vicesegretario del Pci Luigi Longo intendeva regalare nel giorno della ricorrenza tutta al femminile delle violette, suggerirono di cercare un fiore più povero e più diffuso nelle campagne. La scelta probabilmente fu dettata dalla stagionalità e da un fattore di gusto e di colore. 
La Festa della donna quest’anno sarà all’insegna della prevenzione e della difesa della salute. Numerosi in tutta Italia sono, infatti,  i progetti dedicati al benessere femminile. 
                                                                                                                           La Redazione


giovedì 7 marzo 2013

ASSOCIAZIONE COLIBRI': un uccellino per la speranza.



L'Associazione “Il Colibrì” nasce nel marzo 1993 a Meta per  volontà di Lia Castellano, Maria Damiani, Carla del Conte e Salvatore Buonocore e da allora si impegna nel combattere le condizioni di emarginazione in cui si trovano la maggior parte dei bambini del mondo.
Inizialmente si appoggiava alle feste popolari e alle varie manifestazioni organizzate nella Penisola Sorrentina, con bancarelle dove avveniva la vendita di prodotti di ogni genere proveniente dai paesi più poveri. La costituzione effettiva dell’Associazione avviene nel luglio del 2011. La finalità è di aiutare le persone che sono costrette a comprare quello che serve per vivere con solo un euro a settimana e a costruirsi una casa con elementi di fortuna o escrementi di elefante (fortunatamente per loro inodori). Il Colibrì aiuta queste popolazioni dando loro aiuti “finanziari” per cominciare un’impresa e dare lavoro a molte persone anziché dare soldi che poi finiscono; tutto questo si chiama commercio equosolidale.
Un altro modo con cui il Colibrì aiuta queste persone consiste nel farsi dare dalle imprese, da loro fondate, prodotti che poi vendono a Meta e mandano indietro il guadagno.
Qualche mese fa una rappresentante dell’associazione è venuta nella nostra scuola e ci ha parlato di quello che faceva la sua associazione e di come funziona il commercio equosolidale.
Visto che eravamo nel periodo natalizio, hanno anche chiesto ad alcuni alunni di vendere i loro prodotti durante lo spettacolo della scuola.
Alla fine hanno anche  incassato circa 500 euro e la responsabile del Colibrì è venuta personalmente a ringraziarci qualche settimana fa.
Abbiamo anche intervistato i piccoli venditori che hanno contribuito a vendere i prodotti.
Gli incaricati sono stati alcuni alunni di ciascuna seconda: Fabio Arpino, Erika Russo, Antonella Landi, Tommaso Indovino, Florinda Borriello e Annamaria Iaccarino e per tutti l’iniziativa del Colibrì è stata una buona idea per aiutare gli altri e divertirsi ed è stata un’ esperienza molto educativa.
Anche le persone che hanno comprato sono state felici di dare il loro contributo per una giusta causa.

                                       Lorenzo Castellano, Gaetano Gargiulo e Antonino Ercolano

sabato 2 febbraio 2013

Orientamentamento: sondaggio tra i ragazzi di terza media

(cliccare sull'immagine per ingrandirla)
Come ogni anno c’è chi arriva in prima e chi va via e, finita la terza media, lascia sempre qualcosa di sé nella scuola. E’ tempo di scelte, bisogna pensare per andare avanti e per questo motivo, nei mesi che vanno da dicembre a febbraio, tutti i ragazzi  sono impegnati nella scelta dell’istituto superiore da frequentare, basandosi non solo sulle proprie capacità ma anche dando uno sguardo alla vita che verrà. Con un sondaggio realizzato dalla nostra redazione, abbiamo scoperto come sono orientati in questa importante scelta gli alunni delle attuali classi terze della scuola secondaria di 1° grado.                                                                                                                                        Giuseppe Starace

lunedì 28 gennaio 2013

Intervista al prof. Raffaele Russo, nuovo Dirigente Scolastico dell'Istituto Comprensivo "Buonocore-Fienga"


 Dalla parte dei ragazzi 
"La scuola siamo noi"

Cambio della guardia all’Istituto Comprensivo “Buonocore-Fienga”. Andato in pensione il direttore Antonio D’Alterio, a fine agosto dello scorso anno, è subentrato come nuovo Dirigente scolastico il professore Raffaele Russo. Metese, estremamente determinato e felice di guidare la nostra scuola, l’abbiamo intervistato per conoscere il suo pensiero ed apprendere i nuovi progetti che intende realizzare.
Da quanti anni lavora nel mondo della scuola?
“Dal lontano 1987 e per cinque anni sono stato un insegnante precario. Poi nel 1992 sono diventato docente di ruolo.”
Da quanti anni fa il preside e prima di Meta dove è stato?
“Da cinque anni ho intrapreso la mia carriera di dirigente scolastico e siccome amo mettermi sempre in gioco, dopo vent'anni d’insegnamento, ho deciso di sperimentare questa nuova avventura. Comunque nel 2008/09 sono stato preside in Abruzzo, poi dal 2010 e fino allo scorso anno sono stato dirigente scolastico  ad Agerola; ora sono felicissimo di essere qui a Meta.”
Lei da ragazzo che rapporto aveva con i suoi insegnanti,  con il suo preside e qual era la sua materia preferita?
“Ho frequentato la scuola elementare qui nelle vostre aule e successivamente le scuole medie a palazzo Fienga, con la preside Maresca. In terza media invece sono stato fra i primi studenti a trasferirsi nell’attuale sede. Avevo un buon rapporto con tutti. La mia materia preferita era la matematica.”
Lei da ragazzino com’era. Era ribelle, ubbidiente … ?
“Ero timido ed ubbidiente, ascoltavo gli adulti e cercavo di imparare da loro, qualche volta ho provato ad essere ribelle ma non è nella mia natura.”
Lei da piccolo ha frequentato un corso P.O.N. di giornalino?
“No, non ho avuto la fortuna di frequentare un corso P.O.N. come voi adesso. Se ce ne  fosse stata  l’opportunità, sarei stato davvero contento.”
Come mai ha deciso di abbandonare la professione di docente per la carriera di dirigente?
“La mia filosofia di vita si basa sul mettersi sempre in gioco, dato che quando faccio la stessa attività per troppo tempo rischio di annoiarmi. Nel 1996 sono stato eletto vicepreside, sebbene non avessi dato la mia disponibilità. Poi nel 2004 ho deciso di intraprendere la carriera di dirigente ed eccomi qui a Meta.”
Quale lavoro avrebbe voluto svolgere se non avesse fatto il preside?
“Avrei voluto fare il falegname che è il mio hobby preferito. Ho scoperto questa mia passione quando frequentavo le scuole medie con il maestro Angelo Gaeta, il quale ci faceva lavorare il legno in classe e mi sono appassionato a questa attività.”
Un preside metese in una scuola metese; è tutto rose e fiori?
“ Sì, anche se, come sappiamo, le rose nascondono qualche spina, ma io indosso i guanti e vado avanti.”
Quali progetti intende realizzare per migliorare il nostro Istituto?
“In realtà non intendo realizzare molti progetti, solo pochi ma buoni e questi devono essere realizzati mettendo gli alunni al centro dell’attività.”
Il suo è un lavoro faticoso da non dormire la notte?
“Fortunatamente no. In genere quando vado a letto porto con me tutti gli impegni della giornata e li esamino come in un riassunto. Passando avanti si pensa all’indomani, quindi ai problemi da risolvere; mi piace considerare il letto come una tana dove ogni essere si riposa. Però a essere sincero, talvolta alcuni problemi mi tolgono qualche ora di sonno.”
Meta sarà la sua ‘meta’ finale?
“Sì, sarà la mia meta finale, almeno lo spero. Mi piace legare il mio nome alla scuola della mia città.”
       Ludovica De Martino, Francesca Testa, Giuseppe Starace, Mayra De Simone

 

venerdì 25 gennaio 2013

Rita Levi Montalcini


"Una piccola signora dalla volontà indomita

 e dal piglio di principessa." (Primo Levi)


A quasi un mese dalla sua scomparsa, ricordiamo Rita Levi Montalcini, una donna coraggiosa, una grande scienziata premiata nel 1986 col Nobel per la medicina, grazie alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa.

Rita Levi Montalcini si è spenta il 30 dicembre 2012 a 103 anni. E nonostante la sua venerabile età, poco prima di morire stava ancora studiando nuove teorie. Era nata il 22 aprile 1909 a Torino. A Torino  studiò medicina all’Università e poi entrò  nella scuola medica di Giuseppe Levi all’età di vent’anni, iniziando gli studi sul sistema nevoso; si laureò nel 1936.
Fermamente intenzionata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatra, fu costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme a Giuseppe Levi, poiché era di religione ebraica. Fino all'invasione tedesca del Belgio (primavera del 1940), fu ospite dell'istituto di neurologia dell'Università di Bruxelles dove continuò gli studi.
Successivamente tornò a Torino, dove, durante l'inverno del 1940, allestì un laboratorio domestico situato nella sua camera da letto per proseguire le sue ricerche. Nel 1947 andò negli Stati Uniti d’America all’Università di San Louis. Per circa trent'anni fece le ricerche sull'NGF e sul suo meccanismo d'azione, per le quali ricevette il NOBEL. La scienziata donò una parte del premio ricevuto alla comunità ebraica, per la costruzione di una nuova sinagoga a Roma. Nel 2001 fu nominata senatrice a vita della Repubblica Italiana. Nel 2005 fondò a Roma l’EBRI (European Brain Research Institute ).

« L'umanità è fatta di uomini e donne e deve essere rappresentata da entrambi i sessi. »
(Rita Levi-Montalcini)
Rita Levi-Montalcini ha dedicato, per scelta, tutta la sua vita agli studi e alla ricerca scientifica ed ha sempre affermato di sentirsi una donna libera. 


Valentina Soldatini, Camilla Migliuolo, Rosanna Balzano, Anna Elena Somma

mercoledì 23 gennaio 2013

Anne Frank: giovane testimone della follia nazista


Una ragazzina tedesca di religione ebraica morta per la follia nazista. Il suo nome era Anne  Frank  ed era nata a Francoforte il 12 giugno 1929. Nel 1933 lasciò con la famiglia  la sua città e si trasferì in Olanda ad Amsterdam, pensando di stare al sicuro dalle leggi razziali naziste. Ma  nel 1940 l’Olanda fu invasa dai Tedeschi e gli Ebrei subirono discriminazioni sempre maggiori per l’idea folle di Hitler di sterminarli.  Due anni dopo la famiglia Frank fu  costretta  a nascondersi  in un alloggio alle spalle della fabbrica di loro proprietà, a cui si arrivava grazie a un passaggio segreto dietro a uno scaffale.  Anne sapeva già che nel nascondiglio doveva sempre stare in silenzio e parlare a bassa voce, così  portò con sé un diario che ebbe regalato al suo tredicesimo compleanno.  Per Anne  il suo diario era come un amico, infatti gli raccontava i momenti  di angoscia, di paura, di tristezza, ma il suo desiderio e la sua speranza più grande erano che in tutto il mondo tornassero ordine, pace e serenità.  Purtroppo i tempi di tranquillità durarono poco, infatti due anni dopo, per colpa di una spia, i nazisti scoprirono il nascondiglio della famiglia Frank, che venne portata ai campi di concentramento ad Auschwitz. Dopo un po’ di tempo Anne e sua sorella Margot furono portate in un altro campo di “LAVORO” a Bergen-Belsen, dove  morirono di tifo, poche settimane prima dell’arrivo dei  Russi.  Invece ad  Auschwitz  morì la madre di consunzione;  l’unico a salvarsi fu Otto Frank,  che quando trovò il diario lo pubblicò per far avverare l’ultimo desiderio della sua  amata figlia, quello di diventare giornalista e scrittrice.
Cuomo Rosanna, De’ Gennaro Giorgia Pia, Ferraro Flavia, Montefusco Laura, Scarpati Anna, Spartano Chiara, Giulio Scarpati, Pier Silvio Radice

Auschwitz: per non dimenticare



In occasione del giorno della memoria, il 27 gennaio, i ragazzi del PON del giornalino hanno voluto ricordare tutte le vittime di Auschwitz descrivendo cosa succedeva in quel piccolo paesino della Polonia.
Il campo di lavoro, così chiamato dai tedeschi, fu reso operativo dal 14 giugno 1940 fino al 27 gennaio 1945 .
 A volte i video di propaganda tedeschi non mostravano realmente quello che accadeva in quei luoghi; moltissimi tedeschi credevano che gli Ebrei andassero  in luoghi sicuri e non in campi di sterminio, costretti ad un destino orribile.
I cittadini tedeschi capiranno l’orrore dei campi di concentramento solo al termine del conflitto e comprenderanno il dolore provato da milioni di deportati.
Il numero di prigionieri rinchiusi contemporaneamente in questo campo variò da 15.000 ad oltre 20.000 persone. Nelle camere a gas e nei forni crematori del lager furono uccise circa 70.000 persone tra Ebrei, Russi, Polacchi e Rom.
I tedeschi volevano sterminare l’80% della popolazione polacca-ebraica e ripopolare la Polonia con la razza ariana perché loro la ritenevano superiore a tutte le altre; infatti durante le prime fasi dell’invasione nazista venivano eseguite numerose fucilazioni di massa.
A volte c’erano suicidi nelle file dell’esercito tedesco, perché i soldati faticavano ad eseguire ordini che comportavano la fucilazione di donne, vecchi e bambini.
Noi ad Auschwitz - 4 maggio 2012
Per aumentare l’estensione dei campi di concentramento, i tedeschi sottrassero sempre più proprietà ai polacchi ed Aushwitz arrivò ad occupare fino a 40 chilometri quadrati; la superficie del campo conteneva anche alcune aziende agricole e di allevamento, volute direttamente da Hitler per farvi lavorare gli Ebrei come schiavi.
Questo articolo è stato scritto dai ragazzi che sono stati lo scorso anno ad Auschwitz e  hanno realmente visto tutto ciò e quindi sono testimoni delle orribili atrocità compiute in quel luogo.
Vincenzo Castellano, Chiara Rita de’ Gennaro, Ciro Parlato, Lucio Cocorullo.