lunedì 13 dicembre 2010

Il presepe napoletano più vivo che mai nella nostra tradizione.

Un pomeriggio nella bottega del Maestro Giuseppe Ercolano.

Il Natale si avvicina e ognuno in casa prepara un presepe, piccolo o grande che sia. Ma perché da noi è così diffusa questa tradizione? Come si realizzano questi fantastici presepi che vediamo nelle mostre e nei musei? Per scoprirlo siamo andati ad intervistare Giuseppe Ercolano, 34 anni, maestro artigiano dell’arte presepiale.
Lo abbiamo incontrato nel suo laboratorio in Via Cassari a Meta.
Da quanto tempo si dedica alla realizzazione di presepi?
Ho iniziato circa quindici anni fa, aiutando nel realizzare il presepe dell’Arciconfraternita della SS. Immacolata. Lì è nata questa passione. Successivamente ho cominciato a fare le mie prime creazioni, che erano di cera e rappresentavano cesti di frutta. Visto il successo, ho iniziato a fare sculture con la terracotta e uno dei primi lavori realizzati è una pecora, che ancora conservo.
Ha partecipato a mostre?
Sì, molte sia in Italia e sia all’estero, come ad esempio a Budapest, Madrid, Londra. Ultimamente ho esposto proprio a Londra in occasione del festival dell’artigianato italiano organizzato dal nostro Consolato. Due anni fa a Sorrento c’è stata la mia prima “personale”. Attualmente sto esponendo alcune mie opere a “Maestri in mostra” a Villa Fiorentino a Sorrento.
Maestro, ci può dire come si realizza un pastore?
Come prima cosa si modella il volto e il collo con l’argilla, ma con le cavità orbitali vuote. Viene cotto nel forno a 980°. Poi si inseriscono gli occhi di vetro che vengono dipinti. Alla testa viene attaccato il manichino (il corpo) fatto con un’anima di ferro ricoperta di carta e stoppa, per creare l’articolazione. Infine si realizzano mani e gambe con il legno. Finito il manichino, si passa alla vestitura, per la quale si utilizzano stoffe di fibra naturale, come cotone, seta e lino per realizzare morbidi drappeggi.
Ci potrebbe dare qualche cenno storico sul presepe napoletano?
Il presepe napoletano nasce nel ‘600 per sviluppare poi al massimo la sua creatività nel ‘700, periodo in cui i pastori diventano più piccoli ma più raffinati. Alla corte dei Borbone c’era un vero culto del presepe e il re commissionava le teste dei pastori a grandi scultori, mentre le dame ne cucivano gli abiti con stoffe pregiate. Carlo III, in visita a Napoli, tornò in Spagna portando con sé collezioni varie di pastori. Il presepe napoletano di corte è formato da tre scene: la scena del corteo orientale, con i portatori di doni per il Bambinello; la scena dell’annuncio, con l’angelo rivolto ai pastori; la scena della taverna, antagonista all’aspetto religioso. Ma anche il popolo voleva realizzare il presepe e, non avendo le possibilità dei nobili, realizzò le statuine di terracotta, come le vediamo oggi a san Gregorio Armeno. Con le statuine di terracotta nascono i mestieri, non presenti nel presepe di corte.
Maestro, chi è il suo mito?
Bella domanda! Dunque, noi figurai abbiamo un modo personale di realizzare le figure che si vede nella “peliatura”. Un autore del ‘700 si riconosceva nel modo di “manierare” l’argilla, da come realizzava i capelli si intuiva la scuola di provenienza. Io mi ispiro ad autori di figure del ‘700 come Mosca.
L’arte di realizzare presepi è ancora viva nella nostra tradizione?
Si molto e a Meta oggi è in fase di crescita.
Noi siamo rimasti veramente affascinati da quanto ci ha raccontato il maestro Ercolano. Abbiamo registrato e annotato tutto quello che ci ha detto per realizzare al meglio il nostro articolo. Abbiamo lasciato la sua bottega dopo aver fatto la foto ricordo e con un piccolo dono a testa: una cartolina di una sua opera.
Bruno Castellano, Simone Soldatini, Giuseppe Starace, Simone Manzi, Diana Esposito e Chiara Iaccarino.

Nessun commento:

Posta un commento