Un musical senza tempo,
sospeso tra la nostalgia del passato ed i rimpianti del presente, “Carosello
napoletano” è lo spettacolo finale che ha visto protagonisti i ragazzi del PON
“Tradizioni e cultura 2” e gli alunni delle classi 1a e 3a
B del tempo prolungato dell’Istituto Comprensivo “Buonocore-Fienga” di Meta, sabato
7 Giugno. Numeroso il pubblico intervenuto ad applaudire i brillanti giovani
attori che, per la prima volta, si sono avvicinati all’affascinante mondo del
teatro; erano presenti, oltre al Dirigente Scolastico, dott.ssa Ester
Miccolupi, il neoeletto Sindaco di Meta, rag. Giuseppe Tito, e l’Assessore alla
Pubblica Istruzione, avv. Angela Aiello.
Don Salvatore, che
rappresenta l'icona della napoletanità di tutti i tempi, sfrattato, se ne va in
giro per Napoli con la sua numerosa famiglia e con il suo pianino di Barberia:
è questo il filo conduttore che lega gli episodi di questa rievocazione in
chiave musicale di quadretti di vita della città attraverso i secoli, dal tempo
dei Saraceni a quello della dominazione francese, dagli Spagnoli agli Inglesi, fino
agli Americani, liberamente tratto dal film “Carosello Napoletano” del 1954 di
Ettore Giannini ed adattato dalla prof.ssa Isa Iaccarino, esperta esterna del
PON “Tradizioni e cultura locale 2”, del quale sono state tutor le prof.sse
Maria Coppola e Rossana De Nicola. Le coreografie dello spettacolo sono state
curate da Eliana Mazzola, il coro è stato preparato e diretto dal M° Daniela
Coppola.
Il panorama che lo
spettacolo offre della multiforme società napoletana, dei tipi, dei caratteri,
degli usi e dei costumi, è vario e colorito. Un musical, capace di trasmettere
una mescolanza di sentimenti che solo Napoli e la solidarietà dei napoletani e
le meraviglie dei suoi vicoli, del suo mare e della sua costa riescono a fare.
Un viaggio alla ricerca
delle origini della canzone napoletana è un viaggio suggestivo ed avventuroso
che, attraverso la magia della macchina del tempo, ci riporta ai primi secoli
dell’era cristiana, tra contadini, pastori e pescatori, fino al pieno ‘800, tra
briganti, venditori ambulanti, cantastorie e trovatori. Una parabola che
approda, infine, all’epoca d’oro, a cavallo del ‘900, quando si impone la
qualità della poesia in vernacolo dei più grandi poeti come Salvatore di
Giacomo, Ferdinando Russo, Giovanni Capurro, Ernesto Murolo, Libero Bovio,
Raffaele Viviani, i De Curtis, della musica di Luigi Denza, Eduardo Di Capua,
Mario Costa, Francesco Paolo Tosti e degli interpreti come Elvira Donnarumma e
Gennaro Pasquariello. Grazie a loro, nelle cantine di via Tribunali e nei ristoranti
eleganti di Posillipo, nei vicoli poveri e nelle case dei signori si cantavano
le stesse canzoni, che diventarono patrimonio di tutte le classi sociali,
svolgendo così una funzione aggregante delle diverse anime della città, che in
esse si riconoscevano. La musica illumina le menti, accende i cuori, mette in
gioco i sentimenti, produce risonanze psichiche. Alla verità ci si può opporre,
alla forza della musica è impossibile resistere.
Il viaggio di una
famiglia, dunque, che con una carretta di figli attraversa una icona napoletana
sicuramente povera ma comunque leale, corretta ed onorata; un viaggio che porta
lo spettatore in una nostalgica condizione di commoventi realtà d'altri tempi,
delle vere e proprie cartoline illustrate di "memorie" della Napoli
canora e non, con al centro dell'universo quella pleiade di sentimenti e di
testimonianze senza tempo della "terra laboris", dal valore storico
indistruttibile ed infinito. Nelle
canzoni napoletane si fondono molto bene le principali prerogative del
temperamento napoletano: la sentimentalità, la capacità di prendere e prendersi
argutamente in giro, la fantasia, l’estro istintivo e passionale. La canzone
napoletana è un mondo a parte, l’espressione poetica e musicale di un popolo,
il popolo partenopeo, e del suo microcosmo, che sono riusciti a penetrare
ovunque e ad essere amati e capiti anche da chi poco o nulla conosce di Napoli
e della sua gente. Questo è il profilo di Napoli che gli alunni hanno ricordato,
trasportando il pubblico, come per incanto, in una magica dimensione, quella
che parte dal cuore ed arriva al cuore.
Isa Iaccarino
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